Le Acli presidiano il complesso sistema di welfare italiano anche attraverso studi, ricerche, proposte e offerta di servizi.
L’area Politiche di cittadinanza ha sostenuto questo impegnativo compito associativo, producendo spunti per la riflessione, fornendo idee, elaborando progetti. Negli ultimi mesi, in collaborazione con la Fap Acli – Federazione Anziani e Pensionati – è stata avviata una ricerca-azione dal titolo “L’età che avanza… Nuove prospettive di welfare per gli anziani”, che, oltre a individuare e analizzare le problematiche connesse all’età anziana, ha l’ambizioso fine di provare a tratteggiare una nuova struttura di servizi alla persona non più giovane, considerandola non soltanto alla stregua di un passivo consumatore di welfare, ma anche soggetto in grado di offrire il proprio contributo attivo di altruismo e competenza.
Il sistema di welfare italiano (in particolare l’assistenza sociale) sconta un’insufficienza preoccupante di risorse economiche frutto di volontà politiche precise, che spingono gli amministratori a scelte molto difficili e spesso disorganizzate sul piano delle forniture dei servizi. È il caso, ben argomentato da numerose indagini nazionali, della assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti, che registra una copertura territoriale tutt’altro che omogenea e standardizzata.
Il futuro del welfare non appare roseo. Le ragioni di tale preoccupazione sono dovute, oltre che a questioni economiche, causate da scelte politiche neoliberiste, anche a numerosi altri fattori, quali la mancanza degli standard di offerta dei servizi su tutto il territorio nazionale e l’incertezza generata dalla realizzazione di un federalismo disordinato circa il livello di governo (Regione o Comune), responsabile del finanziamento e dell’erogazione degli interventi sociali. Con tutta probabilità, dovremo far fronte anche ad un’ulteriore contrazione significativa della spesa dei Comuni che genererà un aumento ulteriore delle differenze nell’offerta di servizi passando da un municipio all’altro, una riduzione del livello degli stessi, un aumento delle compartecipazioni e un innalzamento delle soglie d’accesso.
In questo quadro particolarmente preoccupante sembra essere la situazione dei cittadini più anziani, che per condizione naturale dovranno affrontare un inevitabile peggioramento delle condizioni psicofisiche, che in alcuni casi potrebbe condurli alla perdita totale o parziale dell’autosufficienza. L’allungamento della vita, dal dopoguerra ad oggi, ha prodotto la comparsa di numerosi nuovi bisogni e, inoltre, la maggiore durata di quelli vecchi a causa delle cronicizzazioni. La vita è più lunga sia per gli uomini sia per le donne, ma questo allungamento non corrisponde automaticamente a un miglioramento in termini di salute e benessere, anzi, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, nel 2015, l’aspettativa di vita degli italiani ha cominciato a decrescere. Ciò a fronte di un’evidente insufficienza delle risorse pubbliche per strutture sanitarie e sociosanitarie.
La combinazione di fabbisogni crescenti e inadeguatezza delle risposte rischia di acuire problemi sociali e di non garantire la qualità della vita di gruppi sempre più numerosi di cittadini (il mondo offeso, direbbe Elio Vittorini), né la coesione sociale all’interno del Paese.
Se si desidera effettivamente il cambiamento, quanto premesso dimostra che non si può prescindere da un’analisi ravvicinata del fenomeno, che metta in luce potenzialità e limiti, modelli culturali ed organizzativi, relazioni con il sistema sociale ed istituzionale, prospettive di sviluppo e direttrici di intervento.
Uno studio approfondito volto a registrare l’evoluzione della percezione e dei comportamenti delle persone in età matura in Italia, capace di cogliere le principali trasformazioni in atto nella società ma anche di raccogliere i fermenti innovativi.
Per questo con l’indagine si intende approfondire in particolare la non autosufficienza, approcciandola in modo differente, soprattutto valutandone l’interazione con il contesto. L’ipotesi di lavoro è, infatti, che un contesto sociale (familiare, di tessuto civile e sociale, ecc.) promozionale e di sostegno può cambiare la percezione e la condizione stessa di autosufficienza. Quest’ultima, intuitivamente, va oltre i criteri formali/ufficiali che ne definiscono il profilo, comprendendo uno spettro ampio di esigenze, spesso di natura socio-relazionale, sovente soddisfatte dalle reti di prossimità.
Scopo della ricerca azione è, quindi, quello di sviluppare una riflessione intorno a questi temi per contribuire alla realizzazione di un sistema in grado di offrire una maggiore qualità della vita ad un ampio strato della popolazione italiana e una condizione di reale benessere(inteso come concetto multidimensionale) agli anziani e alla società nel suo complesso. Tale concetto passa necessariamente anche per un rafforzamento ed una valorizzazione delle capacità, delle disponibilità, dell’esperienza, delle energie… delle persone mature e del contributo diretto che da esse può provenire.
Numerosi studi confermano questa impostazione: al momento del passaggio dalla vita lavorativa alla condizione di inattività sale sensibilmente la presenza dei cittadini impegnati in attività di volontariato, con una significativa crescita negli ultimi venti anni. C’è, dunque, una domanda di vita attiva che va intercettata ed interpretata, tenendo conto anche dei cambiamenti culturali che sono nel frattempo intercorsi e che riguardano la stessa sfera della salute: aumentano nella popolazione i comportamenti progettuali attivi nei confronti dello stato di salute psico-fisica, soprattutto tra i “nuovi” anziani, soggetto sociale emergente che può dedicare più tempo alla cura di sé e degli altri. I nuovi senior, maggiormente dotati rispetto al passato di risorse (economiche e culturali) sono portatori di una domanda di salute più “evoluta”.Il loro protagonismo attivo rappresenta un’opportunità che potrebbe suggerire nuove e diverse architetture dei servizi sociali.
Il percorso di ricerca si propone, inoltre, anche di individuare, analizzare e diffondere buone prassi sociali, che restituiscano centralità alle persone mature in termini sia di attenzione alle loro esigenze, sia di (ri)creazione di un tessuto di sostegno, che non li veda solo come destinatari di interventi ma anche come attori di un sistema.
Ciò consentirà diaggiornare le conoscenze sulla condizione della popolazione anziana, anche contribuendo a risignificare alcune dimensioni concettuali, e di definire un’agenda politica relativamente alla non autosufficienza e alle politiche di intervento nell’ambito del welfare per gli anziani, che possa contribuire a delineare le strategie prioritarie per l’associazione in questo campo.