Le Acli per la Pace, un impegno costante (1980-2019)

Negli anni Ottanta, aperti dal XV Congresso Nazionale (Bari, 7-12/12/1981), le ACLI hanno una decisa accelerazione sui temi della pace e del disarmo.
Nella relazione congressuale il presidente Domenico Rosati propone un piano d’azione articolato: crescita zero degli armamenti, abolizione del segreto militare sul commercio delle armi, rifiuto dell’installazione di nuovi strumenti di distruzione, identificazione di un ruolo europeo nel rapporto est-ovest, impegno sistematico per la vita e lo sviluppo.
L’iniziativa più importante in questo periodo è la lotta contro l’installazione dei missili Cruise nella base Nato di Comiso in Sicilia, approvata dal governo italiano e percepita come rilancio di una nuova corsa agli armamenti
Per protestare contro questo provvedimento i movimenti pacifisti di tutta Europa indicono una grande manifestazione unitaria che si svolge il 4 aprile 1982 proprio a Comiso. Le ACLI, soprattutto quelle siciliane, danno un valido contributo nella fase di promozione e nell’organizzazione di questa memorabile iniziativa. 
Tra coloro che intervengono dal palco allestito di fronte all’entrata della base Nato c’è anche il presidente Rosati«Noi siamo qui per un appuntamento di fraternità e di giustizia. I nostri nemici sono soltanto gli strumenti infernali che vorrebbero installare qui a Comiso rovesciando la profezia biblica, perché qui non si trasformerebbero le spade in aratri ma accadrebbe esattamente il contrario, gli aratri diventerebbero strumenti di morte». 
Per non disperdere l’unità del movimento pacifista di Comiso, le ACLI decidono di fissare un appuntamento da tenersi sempre in Sicilia: lo scopo è quello di inserire accanto ai temi del disarmo, quelli della disuguaglianza planetaria, della fame, della liberazione dei popoli oppressi, indicandoli come le cause vere che impediscono la giustizia e la pace nel mondo. 

Nasce così nel 1982 a Palermo la Festa della Pace, che sarà la prima di una lunga serie. In questa occasione viene pubblicata e sottoscritta la Dichiarazione di pace.
Sempre dalla Sicilia le ACLI decidono di far partire la grandiosa marcia della pace, che coinvolge migliaia di pacifisti di tutta Europa, con destinazione finale Ginevra, dove i rappresentanti di Usa e Urss sono impegnati nella difficile trattativa sul disarmo nucleare. 
Lo scopo della marcia – che parte il 21 maggio del 1983 da Palermo e arriva a Ginevra il 28 maggio, dopo aver attraversato otto città della penisola – è quello di chiedere ai rappresentanti delle due superpotenze di avviare un processo di disarmo, come primo indispensabile passo per arrivare ad una pace stabile e duratura: 

Chiediamo alle due superpotenze nucleari gli Usa e l’Urss di impegnarsi per concludere rapidamente e positivamente le trattative in corso a Ginevra sul problema degli euro-missili, in modo da realizzare nuove condizioni generali per un processo di disarmo, unica vera garanzia della pace e dello sviluppo. Siamo cittadini di un Paese che ha ripudiato il ricorso alla forza per la soluzione di controversie internazionali e lo ha scritto nella propria Costituzione […]” (dall’appello In dialogo per la pace”, 28 maggio 1983). 

In quei primi anni Ottanta anche Gioventù Aclista, espressione della generazione post-sessantotto, è impegnata nella lotta contro le guerre e le discriminazioni e dà come titolo al proprio Congresso Nazionale del 1983, La pace è il destino dell’uomoGiovanni Paolo II, ricevendo in udienza una loro numerosa delegazione, il 4 gennaio, apprezza e rilancia: «quale densità di concetti è racchiusa in questo motto […] È forse utopia tutto ciò? Vana speranza? Illusione? No! Il cristiano sa che, al contrario questo è il destino dell’uomo […] E non si prepara certo un destino di pace ricorrendo ai conflitti, alle violenze, alle sopraffazioni, sia nella vita internazionale, sia nei rapporti fra i gruppi e le forze sociali». 

È significativa, nel 1985, la creazione dell’IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli), con lo scopo di promuovere iniziative di cooperazione allo sviluppo a partecipazione popolare, organizzare il volontariato internazionale, sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della pace e dello sviluppo.

Negli anni Novanta le ACLI sono protagoniste della stagione del movimento per la pace partecipano attivamente ogni volta che – a fronte di conflitti minacciati, dichiarati o dimenticati – è loro chiesto di essere testimoni attive, anche manifestando nelle vie e nelle piazze.  

La scelta, nel corso del tempo, è stata sempre più quella di legare indissolubilmente il tema della pace a quelli della giustizia, della nonviolenza, della legalità, della ricerca di nuovi stili di vita improntati alla sobrietà. 

Il mondo multipolare del nuovo millennio – in cui si moltiplicano i conflitti locali e regionali, si assiste alla travolgente e scomposta globalizzazione della finanza, del commercio e della stessa informazione – genera ineguaglianze crescenti, tensioni e insicurezza diffusa, che i nuovi movimenti e Stati populisti e sovranisti sfruttano e enfatizzano, addebitandone la causa ai crescenti flussi migratori dal Sud al Nord del mondo.
Di qui la necessità, come recita il motto del XXII Congresso Nazionale di Torino, dell’aprile 2004, di Allargare i confini: Sulle rotte della fraternità nella società globale 
Per costruire la Polis globale occorre, come si sostiene con convinzione nel 42° Incontro Nazionale di Studi (Perugia, 3-5/9/2009), non avere più cittadini in-compiuti. Occorre anche, come si riflette nel 48° Incontro Nazionale di Studi (Arezzo, 17-19/9/2015), secondo la più genuina tradizione aclista, ridurre le diseguaglianze per animare la democrazia; solo in tal modo, giustizia e pace si baceranno.

A cura dell’Archivio Storico delle ACLI Nazionali 

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