“Memorie di una quarantena” di Coreno Antonio Ivan

Quando a gennaio abbiamo preso atto di un nuovo virus che stava falciando le vite di migliaia di persone in Cina e che aveva provocato l’isolamento in quarantena di milioni di persone, la maggior parte di noi non ha prestato grande attenzione all’accaduto. 
Alcuni l’hanno semplicemente ignorata, altri l’hanno accolta come una delle tante informazioni provenienti da zone remote, utilizzata dai mass-media per generare panico e magari, per i più complottisti, incrementare le vendite di farmaci. 
Col passare del tempo i contorni della vicenda hanno inziato a divenire più limpidi.
Forse la questione iniziava in qualche modo a riguardarci e il fatto che si iniziasse a ripetere che questa malattia fosse letale solo per gli anziani e per chi era già malato ci lasciava perplessi e suscitava reazioni differenti.
Ed ecco che son passati altri giorni e dopo un pomeriggio di nervosismo e di attesa ci hanno comunicato che le scuole sarebbero state chiuse per due settimane, provocando paradossalmente una reazione entusiastica pressocchè generale.
La gente è uscita, ha festeggiato, dimenticando o facendo finta di farlo, che si era arrivati a questa decisione per un motivo gravissimo.
Si è bevuto dalla stessa bottiglia di birra, ci si è salutati con i bacetti e si sono guardate le persone che cominciavano a metter la mascherina con un senso di ilarità e di derisione.
Con l’arrivo del Decreto di marzo recante l’applicazione coattiva di una quarantena erga omnes le nostre vite sono state cristallizate.
Alcuni hanno cominciato a sfruttare la scusa del moto fisico e della passeggiata con il proprio cane come alibi per poter disobbedire agli ordini governativi, altri peggio ancora hanno resistito fino all’ultimo, incuranti di quello che stava imperversando, altri ancora innanzi alle contravvenzioni delle forze dell’ordine hanno utilizzato le scuse più assurde e ridicole, finite in derisione sui social e attestanti l’idiozia dell’italiota che invece di prender sul serio questa terribile minaccia ha continuato a fare ragionamenti da bar.
Personalmente a differenza di tanti ragazzi che si son ritrovati dall’oggi al domani soli in casa, ho avuto la fortuna di trascorrere questa quarantena con il mio compagno e con mia suocera.
Le giornate sono trascorse lentamente e tra una videolezione, un lavoro al pc, un corso di aggiornamento, una sessione di allenamento online, ozio pomeridiano misto a volontà di far di più…
Ci sono stati momenti in cui alla richiesta di svolgere un lavoro, di consegnare una relazione, un dossier ho sentito un brivido di felicità, come se avessi ricevuto una buona notizia.
Tra piatti elaborati data la mia passione per la cucina, tra la riscoperta dell’allenamento a corpo libero e dei suoi maggiori benefici rispetto al classico allenamento catabolico, ho visto crescere la voglia di essere un nuovo Ivan, di sottopormi ad una nuova trasformazione non solo fisica ma soprattutto del mio Sé interiore.
Credevo per esperienze passate di essere divenuto già farfalla ma mi sbagliavo di grosso.
Oltre ad aver infatti deciso in queste settimane di subire un ulteriore intervento estetico per migliorare il mio fisico, ho varato anche io in questi giorni di chiusa un “decreto d’urgenza’’, un decreto recante disposizioni urgenti per uscire una volta per tutte dal mio bozzolo per volare felice verso una nuova vita, costi quel che costi.
Quando finalmente potremo tornare ad abbracciarci, forse i nostri abbracci saranno più autentici e le nostre azioni più responsabili. 
E se l’impresa ci sembra titanica, ci conforta sapere che almeno stiamo capendo qualcosa e che se non sappiamo come fare grazie al cielo ce lo stiamo domandando.
Perché, del resto, come disse tanto tempo fa Confucio: “Un viaggio di mille miglia comincia sempre da un passo!