Ogni giorno muoiono persone che hanno fatto comunità. Serviranno pietre per sorreggere l’arco di domani

A cura di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita cristiana

Senza pietre non c’è arco 

Nel romanzo Le Città invisibili Italo Calvino immagina che Marco Polo descriva un ponte, pietra per pietra, a Kublai Khan. Limperatore dei Tartari ad un certo punto chiede: Qual è la pietra che sostiene il ponte?. Il viaggiatore e mercante italiano gli risponde: Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra ma dalla linea dellarco che essi formano. Kublai Khan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: Perché mi parli delle pietre? È solo dellarco che mi importa. Marco Polo gli risponde: Senza pietre non c’è arco.  

I morti di questi giorni, le loro storie finite, i ponti che hanno costruito 

Il racconto di Calvino mi veniva in mente in questi giorni mentre sfogliavo le tante, troppe pagine de LEco con il lungo elenco di morti. Che non è mai solo una somma di numeri, ma che sono volti, nomi, storie. Molto spesso, volti, nomi e storie che hanno fatto le nostre comunità trasmettendo ed incarnando le passioni più diverse, tutte ugualmente importanti.Pietre che hanno tenuto larco, figure comunitarie che hanno custodito relazioni e prossimità. Basta osservare i titoli dei giornali in un qualunque giorno di questa settimana:
Albino piange Mario, fino allultimo al servizio della sua comunità.
Anselmo e Mario, Albegno ha perso due colonne importanti.
Ciao Dario, loratorio di Casnigo perde il suo pilastro.
Fino alla fine a servizio dei suoi pazienti. Zanica in lutto per il dottor Leone.
Sacerdoti, fornai, pittori, medici di base, infermieri, insegnanti, volontari della protezione civile, alpini, allenatori, geologi, sindaci, animatori delloratorio, maestri di canto, esperti di presepi o di fiori, cooperatori, catechisti e tanti altri: in generale, tutti appassionati delle tantissime e diverse realtà che fanno la vita delle persone e rendono vivace un territorio. Un variegatissimo campionario umano che è stato, in questi anni, il corpo delle nostre comunitàSe ne sta andando, brutalmente, una generazione di donne e uomini che hanno costruito ponti, creato legami, cucito relazioni. In tempi di conclamata disintermediazione hanno continuamente tessuto dal basso le ragioni dello stare insieme, hanno avuto cura dellaltro e del mondo abitato e custodito il noi” come antidoto alla solitudine di tanti e come ricetta per una vita buona e generativa.  

Hanno buttato semi. Devono germogliare 

La faticosa lettura del lungo elenco di profili delle persone che ci lasciano consente in questi giorni uno sguardo particolare sulla grande ricchezza del nostro territorio. Siamo ricchi di persone appassionate, nascoste, spesso silenziose eppure straordinariamente operose e attive nella costruzione del tessuto esistenziale delle comunità: un tessuto che è fatto di istituzioni, di imprese e di lavoro, di chiesa, di politica e di organizzazioni diverse e che tuttavia non può rinunciare alla miriade di piccole passioni che coinvolgono persone, le mettono in relazione, le aiutano, quasi le obbligano” a prendersi cura del tanti aspetti del vivere insieme.   
Prima del tempo del coronavirus, ci descrivevano il mondo globalecome luogo posto sotto il segno della disgregazione, del respingimento e dellisolamento: in quello stesso tempo, nel silenzio generale, dentro la vita dei nostri territori, migliaia di persone dimostravano, nel quotidiano, che bastava poco per riconoscersi come una sola umanità sulla stessa terra. Donne e uomini che hanno custodito il valore della relazione e della responsabilità per il bene comune, più grande del piccolo perimetro di ciascuno. Hanno insegnato, senza la pretesa di farlo, che vivere non è sopravvivere lottando contro gli altri. Vivere è sentirsi partecipe di un destino comune, fatto di parole e di azioni che nessuno può dire e fare al posto nostro.
Grazie a loro, semi di vita buona sono stati posti nelle nostre terre. Starà a noi, quando sarà primavera, farli germogliare dentro le nostre comunitàPer un nuovo inizio, tutto da costruire.