Papa Francesco e le Acli

L’universo aclista, all’indomani dell’elezione al soglio pontificio, il 13 marzo del 2013, del gesuita, arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, reagisce con felice stupore e con grande gioia per le sue prime dichiarazioni, a partire dalla scelta assolutamente inedita di assumere il nome di Francesco.
Le ACLIil 23 maggio 2015, nella ricorrenza del 70° anniversario della loro fondazione, sono ricevute in udienza da Papa Francesco. 
Oltre 7000 aclisti provenienti da tutte le regioni italiane e anche da molti Paesi dell’Europa e delle Americhe, in rappresentanza di quasi un milione d’iscritti, partecipano nell’ampia e bellissima Sala Nervi, momenti di preghiera, di testimonianza e di festa. Prima dell’arrivo del Papa sono anche proiettati documenti audiovisivi che documentano esperienze emblematiche delle iniziative delle ACLI nel territorio.
Il Presidente Nazionale Gianni Bottalico rivolge al Papa un saluto nel quale ricorda i tratti distintivi dei soci aclisti “cristiani e lavoratori”, che intendono “continuare ad essere una presenza evangelizzatrice nel mondo del lavoro e nella società, pronti ad affrontare le nuove sfide che i cambiamenti impongono
«Le affidiamo, Santo Padre – conclude Bottalico – la sofferenza del popolo delle ACLI, che ben riflette quello della nazione, prostrata, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia e fra i ceti sociali più deboli, da anni di prioritaria attenzione ai bilanci invece che alle persone. Siamo impegnati a promuovere una nuova cultura del lavoro, per un lavoro dignitoso che garantisce un futuro per la propria famiglia e per i propri figli».
Papa Francesco, in un breve e denso discorso, con il suo tipico stile semplice e diretto, indica il contesto nuovo in cui le ACLI sono chiamate a operare: «Alle porte della vostra Associazione oggi bussano nuove domande, che richiedono nuove e qualificate risposte. Quello che è cambiato nel mondo globale non sono tanto i problemi, quanto la loro dimensione e la loro urgenza. Inedite sono l’ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze. Ma questo non possiamo permetterlo! Dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili. L’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa. Risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro. È questo che comanda! E questo dio-denaro distrugge, e provoca la cultura dello scarto: si scartano i bambini, perché non si fanno: si sfruttano o si uccidono prima di nascere; si scartano gli anziani, perché non hanno la cura dignitosa, non hanno le medicine, hanno pensioni miserabili… E adesso, si scartano i giovani. Pensate, in questa terra tanto generosa, pensate a quel 40%, o un po’ di più, di giovani dai 25 anni in giù che non hanno lavoro: sono materiale di scarto, ma sono anche il sacrificio che questa società, mondana ed egoista, offre al dio-denaro, che è al centro del nostro sistema economico mondiale».
Nel prosieguo del discorso, facendo riferimento alla sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium del 24 novembre 2013, Papa Francesco illustra analiticamente le caratteristiche del “lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale”, che permette all’essere umano, cioè agli uomini e alle donne, di “esprimere e accrescere la dignità della propria vita”. 
Tipicamente bergogliana è la conclusione, prima della benedizione finale: “L’ispirazione cristiana e la dimensione popolare determinano il modo di intendere e di riattualizzare la storica triplice fedeltà delle ACLI ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. Al punto che nel contesto attuale, in qualche modo si potrebbe dire che le vostre tre storiche fedeltà – ai lavoratori, alla democrazia e alla Chiesa – si riassumono in una nuova e sempre attuale: la fedeltà ai poveri.
Non sono seguiti altri incontri ufficiali tra Francesco I e le ACLI, ma in diverse occasioni, come negli Angelus domenicaliil Papa non ha mancato di rivolgere calorosi saluti agli aclisti. 
Per fare un recente esempio, Papa Francesco ha celebrato la messa nella domenica del Buon Pastore del 3 maggio 2020, con alle sue spalle la statua di San Giuseppe lavoratore, solitamente posizionata nell’ingresso della sede nazionale delle ACLI di via G. Marcora a Roma.
Al termine della funzione il Santo Padre ha ringraziato le ACLI per aver voluto portare in Vaticano “questa bella statua di San Giuseppe, che ci ha accompagnato nella festività di San Giuseppe lavoratore”.  

A cura dell’Archivio Storico Acli Nazionali [dt_vc_list style=”2″]

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