Per un welfare della famiglia

La famiglia, stretta tra le trasformazioni demografiche, il tramutarsi di un’economia sempre più aggressiva e irrispettosa, i cambiamenti sociali e le perenni esigenze di integrare un welfare lacunoso e incompleto, si trova oggi in condizioni di sempre maggiore difficoltà. Tali difficoltà non interessano più solo le famiglie con particolari caratteristiche (famiglie numerose, monogenitoriali, immigrate, ecc.), ma tutte le famiglie.

Le condizioni di difficoltà, con l’avvento della crisi, sono ulteriormente aggravate andando a definire un quadro di vulnerabilità realmente preoccupante. La vulnerabilità è un concetto utile ad esprimere le condizioni sociali, economiche e psicologiche che interessano oggi ampi strati della popolazione in una società dominata dall’incertezza diffusa. Tali condizioni finiscono per intaccare ed indebolire la cittadinanza, rendendo le traiettorie biografiche delle persone e dei gruppi sempre più insicure.

Purtroppo ciò accade anche all’interno di contesti o gruppi sociali precedentemente considerati “immuni”. C’è, dunque, una dimensione di fragilità sociale, relazionale, generazionale, che riguarda tutte le famiglie (tutti e ciascuno dei suoi membri), seppure in maniera e in grado differenti e anche geograficamente determinata.

Secondo gli ultimi dati Istat, 1 milione e 470 mila famiglie (il 5,7% di quelle residenti) è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni e 102 mila persone (6,8% della popolazione residente). La povertà assoluta si attesta al 4,2% nel Settentrione, al 4,8% al Centro e all’8,6% nel Meridione. Oltre 7 milioni di persone vivono in povertà relativa, coinvolgendo il 10,3% delle famiglie e il 12,9 delle persone residenti, per un totale di 2.654.000 famiglie e 7.815.000 persone.

Per quanto riguarda la questione lavoro, la disoccupazione continua a crescere. A marzo il tasso di disoccupazione, secondo le stime provvisorie dell’Istat, è salito al 13% dal 12,7% di febbraio. Se dunque su base mensile la crescita è stata di 0,2 punti percentuali, su base annua si è registrato un incremento di 0,5 punti percentuali. Il numero dei disoccupati ha ormai superato la quota di 3.300.000.

Ancor più preoccupante è il tasso di disoccupazione giovanile, che nel mese di marzo ha raggiunto quota 43,1% rispetto al 42,8% di febbraio, un dato fra i più alti d’Europa.Insomma, i giovani hanno sempre maggiore difficoltà nelle loro scelte di vita, a partire dalla possibilità di “fare famiglia”.

Accanto all’alto tasso di disoccupazione, occorre poi considerare il nostro mercato del lavoro, un mercato asfittico e in molti casi precario.

Il rapporto tra famiglia e lavoro, quale ambito privilegiato di partecipazione alla vita economica e sociale, anch’esso sottoposto a forti fibrillazioni, diventa allora fondamentale da indagare. Si tratta di un ambito particolarmente delicato, perché chiama in causa anche le complicate prassi di conciliazione che riguardano i problemi concreti dei componenti della famiglia e hanno un peso sostanziale sulla qualità della vita delle persone.

Guardare alla famiglia nelle sue quotidiane difficoltà e fragilità, nelle sfide che affronta abitualmente, negli ambiti in cui i suoi componenti esplicano ogni giorno la propria azione, cercando di comprendere le dinamiche e le interazioni significative che tra essi avvengono e le loro ricadute diviene obiettivo primario. Come pure guardare al ruolo e alla capacità del welfare (che influenza e redistribuisce parte delle risorse economiche di un Paese) di essere strumento di inclusione sociale, di promozione e di accompagnamento delle persone e delle famiglie nella sfera lavorativa e non solo.

Conta specialmente in contesti in cui il welfare, sempre più depauperato, manca di promuovere piena cittadinanza e sostegno attivo alle persone e ai gruppi familiari (prime cellule della società), orientando le risorse a tale scopo e rintracciando prospettive di intervento che tengano conto dell’agire collettivo, secondo una logica di governo dei fenomeni. Invece, occorrerebbe operare in modo tale da evitare che si crei un conflitto di aspettative: quelle della società, delle famiglie e personali.

La ricerca-azione quali/quantitativa Famiglie al lavoro. Per un welfare della vita quotidiana dei nuclei familiari che l’area Politiche di cittadinanza ha sviluppato all’interno di un percorso di approfondimento su questi temi, si pone dunque l’obiettivo di alimentare la riflessione e l’azione riguardo le famiglie e la loro connessione coi mondi vitali al fine di diffondere una maggiore e più approfondita conoscenza del fenomeno sia nelle sue dimensioni macro che micro. Considerata, infatti, la presenza di un sistema produttivo sempre più competitivo ed escludente, è interessante domandarsi quali siano le eventuali strategie messe in atto dai singoli e dai gruppi familiari per sottrarsi al destino di essere solo risorsa utile ad un modello ormai insostenibile, che spesso genera violazioni dei diritti umani, tensioni locali, instabilità interne.

Da tempo c’è comune accordo intorno al fatto che nella famiglia si assiste meglio che altrove al passaggio dall’indipendenza di una piccola cellula all’integrazione in un tessuto comune e relazionale di interdipendenza e di scambio sostantivo. Nella famiglia ci si apre alla relazionalità e alla reciprocità, si fa esperienza di comunità, ci si esercita nella convivenza civile.

Scopo della ricerca-azione è allora quello di accrescere la conoscenza intorno al rapporto famiglia-lavoro per dotare tutti gli attori interessati di maggiori strumenti cognitivi e, dunque, di intervento; e, insieme, concorrere alla definizione di possibili strategie di cambiamento che sostengano il protagonismo familiare ed un sano e generativo tessuto civile e sociale.

Poiché il percorso proposto si caratterizza per essere una ricerca-azione, la fase di arricchimento delle conoscenze rappresenta il presupposto per avviare l’ideazione e la promozione di un’azione sociale che non sia solo volta a creare servizi capaci di rispondere ai bisogni delle famiglie, ma anche, in quanto associazione di promozione sociale, di introdurre piste di lavoro volte ad aiutare le famiglie a non percepirsi come semplici ricettori passivi dei cambiamenti in atto, ma come molecole di una coscienza collettiva, capace di accogliere trasformazioni in corso e di dare ad esse una direzione positiva.

Inoltre, ci si propone di contribuire a creare un’agenda politica per la famiglia, in cui le misure proposte siano integrate e davvero capaci di rispondere ai molti e diversificati bisogni, sostenendola e rendendola sempre più vitale e autonoma, a favore di una società più libera e meno affannata.