Settimana sociale, le Acli ai tavoli delle “buone pratiche”

“Ripartire dalle buone pratiche per curare la ferita del lavoro. L’esperienza dei cercatori di lavOro” è stato il tema della seconda giornata della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani che si sta svolgendo a Cagliari.

Le Acli hanno partecipato ai lavori portando il loro bagaglio di esperienza e di buone prassi, le stesse che nei territori tentano di rispondere ai crescenti bisogni legati al lavoro delle persone e delle famiglie. Come nel caso dei Cappuccini di Pisa, una delle buone pratiche che le Acli hanno portato a Cagliari. Nella provincia toscana, un bisogno – restringere un convento – ha dato vita a un’opportunità: un progetto di rigenerazione di un antico convento di Pisa nel quartiere popolare di San Giusto. Tre cooperative si sono riunite con il supporto delle Acli di Pisa e hanno effettuato la ristrutturazione dell’istituto, trasformandolo in un polo di servizi.

Un modello virtuoso messo in campo anche dallo spazio Coworking P@sswork. Nata nel 2014, l’iniziativa copre il territorio di Bergamo e provincia. P@sswork si distingue per promuovere uno stile di lavoro solidale fondato sulla condivisione delle professionalità, sulla cooperazione e sulla valorizzazione del territorio, facilitando l’accesso al mondo del lavoro a categorie “deboli”, come i giovani, i NEET e le donne al rientro dalla maternità.

A Catania, infine, le Acli hanno realizzato lo Sportello “#fareimpresa”, un progetto che intende fornire gli strumenti utili e necessari a tutti i giovani che vogliano realizzare un’impresa. L’attività viene svolta tramite incontri con imprenditori e realtà imprenditoriali di successo e si focalizzano sulle abilità da sviluppare e sulle metodologie e i percorsi da seguire per realizzare le proprie idee.

“Le iniziative che abbiamo presentato oggi – afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – raccontano di come si stiano diffondendo due approcci complementari e convergenti: in primo luogo il grande merito di queste iniziative è quello di rimettere il lavoro al centro della scena, indicandolo come perno del sistema economico e richiamando l’attenzione sulla necessità di introdurre regole e condizioni per agevolarlo rispetto alla rendita finanziaria e al consumo. In secondo luogo – continua Rossini – si nota l’intento di tornare a progettare e realizzare interventi di utilità sociale e la progressiva adozione del modello di “buona pratica”.