Tu sei il Figlio, l’amato

La festa del battesimo di Gesù ci narra di un evento significativo della sua vita: il riconoscimento da parte del Padre del suo essere figlio e l’inizio della sua predicazione del regno di Dio spinto dallo Spirito santo. E’ anche un memoriale del nostro battesimo, in cui anche noi siamo stati riconosciuti figli di Dio e inviati ad annunciare il suo regno a tutti gli uomini.

La prima parte del vangelo si riferisce all’identità di Giovanni Battista. Egli era andato nel deserto per annunciare la venuta del Messia e la necessità di prepararsi a questo evento con una purificazione della propria vita peccaminosa, purificazione celebrata con il rito dell’immersione nelle acque del Giordano.

Il popolo era in attesa del Messia e si domandava se fosse Giovanni, ma egli sa di essere solo una voce che grida nel deserto per annunciare la venuta del vero Messia. E’ anche consapevole che il suo battesimo di acqua non è paragonabile al battesimo che compirà Gesù. Battezzare significa immergere. Gesù ci immergerà tutti nel fuoco purificatore e, soprattutto, nello Spirito del Signore che rigenera a vita nuova.

Inoltre Giovanni era convinto che il Messia avrebbe pronunciato il giudizio definitivo, ma Gesù non farà questo, annunciando invece un tempo di misericordia per la conversione degli uomini, spostando alla fine dei tempi il giudizio finale. Infine Giovanni sarà messo in prigione da Erode, a causa dei rimproveri rivoltigli (Lc 3,17-20).

Luca ci narra con sobrietà del battesimo di Gesù, mentre si sofferma sulla sua preghiera successiva. Nel colloquio con il Padre è presente lo Spirito, che si presenta come una colomba. E’ questo un simbolo ricco, che rimanda a vari episodi dell’Antico Testamento. Quello più interessante è il racconto di Noè che, dopo il diluvio, manda una colomba fuori dall’arca per vedere se le acque si sono ritirate, segno della salvezza universale annunciata a Noè (cfr. Gen 6-9). Un altro riferimento è allo Spirito di Dio che aleggia sulle acque primordiali (Gen1,2). Infine il nome del profeta Giona significa colomba, e Giona è il profeta della salvezza annunciata anche ai pagani di Ninive.

Luca ci rende presente il Padre nel suo racconto attraverso una voce dal cielo. Dio riconosce in Gesù il figlio amato, di cui gode in quanto è un figlio che si mostra obbediente al Padre e agisce secondo la sua volontà di salvezza per tutti. E’ un richiamo al Sal 2,7: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato». E’ il Messia, l’unto, il consacrato cui il Signore affida il compito di giudicare le genti. Il salmo invita poi i sovrani delle nazioni tutte a comportarsi in modo saggio e a servire il Signore.

Gesù, sentendo questa voce, fa esperienza della vicinanza di Dio che annuncerà poco dopo: Il Regno di Dio è vicino, per questo occorre convertirsi al Signore che si presenta con il suo amore.

Noi cristiani, in forza del battesimo, siamo re, sacerdoti e profeti e quindi siamo chiamati a servire il Signore come ha fatto Gesù, seguendo l’invito di Paolo ad avere, con coraggio e umiltà, la stessa conoscenza e lo stesso discernimento di Gesù: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli pur essendo nella condizione di Dio…» (cfr. Fil 2,5-11). Infatti il verbo greco phroneo indica non solo un sentimento, ma anche una capacità di giudizio e di sapienza. Battezzati, immersi nella morte di Cristo, con lui risorgiamo a vita nuova (cfr. Rm 6,3-5).

10 gennaio 2016 – Festa del Battesimo del Signore – Anno C

Luca 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15 poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

21 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

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