Una pedagogia costituzionale anche in Europa

Domenica 4 dicembre siamo chiamati con il referendum a esprimerci sulla proposta di riforma costituzionale. Le Acli, in linea con quanto fatto in Italia, hanno tenuto una serie di incontri nelle sedi estere delle associazioni con lo scopo principale di far andare alle urne cittadini consapevoli. Sul tema, ospitiamo un articolo di Matteo Bracciali, responsabile dipartimento internazionale delle Acli nazionali.

 

 

In queste settimane, le Acli hanno organizzato in Europa momenti di approfondimento molto partecipati sulle questioni di attualità, ma anche di prospettiva, che riguardano il rapporto tra gli italiani all’estero ed il nostro Paese. Dai confronti, molto accesi e partecipati, è emerso come sia necessario cambiare approccio ai temi cruciali della nostra società. Lo spunto è stato dato dall’appuntamento del referendum del 4 dicembre.

 

Le Acli hanno ospitato nelle sedi estere i comitati del Sì e del No e, in molti casi, ci siamo fatti interpreti della necessità di fare quella pedagogia costituzionale che sta alla base di una scelta consapevole.

 

Proprio per questi motivi, la partecipazione a tutte le occasioni di confronto organizzate nei paesi in cui hanno sede le nostre Acli sono state un grande successo e hanno visto la partecipazione non solo dei nostri associati, ma di tanti concittadini emigrati ormai da molti anni, o solo in mobilità.

 

È importante che nelle sedi delle Acli all’estero si discuta di questi temi, capaci – come quello sul referendum – di coinvolgere i nostri connazionali e di misurare la dimensione nazionale con quella dei propri contesti territoriali.

 

Perché quello che ormai è chiaro, ed è emerso in maniera netta nel corso degli incontri, le dinamiche internazionali sono connesse strettamente con quello che succede nella quotidianità dei cittadini europei.

 

Le disuguaglianze, ad esempio, non si possono più leggere solo su un piano nazionale. Hanno radici sempre più profonde nello squilibrio tra la scarsissima incisività delle politiche internazionali e la libertà di cui godono finanza e mondo economico, capaci di approfittare di questo capitalismo disumano.