XXXII Domenica del Tempo Ordinario

Domenica 12 Novembre 2017 – Anno A

Parola del giorno: Sap 6,12-16Sal 62; 1 Ts 4,13-18Mt 25,1-13
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 25, 1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
COMMENTO AL VANGELO

a cura di don Pietro Borrotzu, accompagnatore spirituale ACLI Nuoro

Gli “ultimi tempi”, la “vigilanza”, la “responsabilità”, il “rendiconto”, il “giudizio”, sono le parole che risuonano nelle ultime Domeniche dell’anno liturgico.

L’evangelista Matteo, che ha accompagnato il cammino della Fede dei cristiani durante questo anno, concentra in modo particolare questi argomenti nel capitolo 25, con immagini forti e drammatiche.

In questo capitolo l’evangelista colloca l’ultimo dei cinque discorsi nei quali, con una scelta letteraria originale, ha scelto di concentrare le parole dette da Gesù nell’arco di tutta la vita. E l’ultimo discorso fa riferimento alle ultime realtà della vita e del mondo.

“Gli ultimi tempi”, “le realtà ultime” sono espressioni che spostiamo sempre in avanti. Vediamo le persone che passano, che concludono la vita attiva, che muoiono, a volte anche d’improvviso. Ma dopo un breve momento di sconforto, soprattutto di fronte alla scomparsa di una persona giovane o di una morte tragica, la vita riprende nella leggerezza e nella distrazione. Alcune ideologie ci suggeriscono di approfittare del tempo presente per una vita spensierata e segnata da godimenti materiali, nella strategia del “carpe diem”. Altri ragionamenti spingono nella direzione della pigrizia, perché, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a cambiare il mondo, che continua nella superficialità di sempre e continua a cadere negli stessi errori.

Le ragazze della parabola evangelica, invitate al banchetto di nozze, descrivono invece l’atteggiamento del cristiano, esistente nel tempo e nell’orizzonte dell’eternità. L’orizzonte dell’eternità non è un futuro lontano, indecifrabile, un pensiero che disturba il presente, ma è soprattutto l’esperienza della festa, che incomincia nel desiderio, nella preparazione e nell’attesa. I colori dell’eternità accompagnano anche l’attesa e i preparativi, illuminano il presente e infondono l’energia dell’impegno e della speranza. Alla vigilia di appuntamenti importanti è difficile dormire.

C’è un momento in cui le furbizie vengono a galla, c’è un momento in cui appare chiaro il confine tra la saggezza e l’insipienza, tra l’impegno e la superficialità; e risultano chiare anche le conseguenze.

L’indicazione che ne deriva è la virtù della vigilanza, che non è qualcosa da fare all’ultimo momento; piuttosto è una dimensione che accompagna l’esistenza, anche nelle sue esperienze più difficili, è una dimensione della persona e della vita. Senza di essa mancano le condizioni per partecipare alla festa, e per coglierne l’inizio. Gli ultimi tempi sono questi e la festa è iniziata.

Tutto questo ha conseguenze nella vita sociale e politica. Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” ha indicato un principio importante per diventare popolo: “Il tempo è superiore allo spazio”. Questo principio – sostiene il Papa – permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati … Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi”.

Per questo motivo il tempo deve essere impregnato di vigilanza e di attesa paziente e responsabile.