Domenica 26 maggio 2019

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Tabernacoli dello Spirito

A cura di don Riccardo Donà, assistente spirituale Acli Trieste e del Friuli Venezia Giulia

In questa sesta domenica di Pasqua il vangelo di Giovanni ci invita a lasciarci compenetrare dallo Spirito di Dio “E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”,ma perché Lui, lo Spirito di Dio, possa abitare in noi, bisogna amare Gesù e osservare la sua Parola, cioè metterla in pratica.Queste sono le premesse, e in una altra parte del vangelo in Mt 7,21-22“ Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.
È chiaro allora che mettere in pratica, cioè rendere vivo il vangelo, viverlo amando tutti, (non mostrando santini, statuette di santi o della Madonna, rosari, il Santo rosario va pregato non mostrato), ma aiutando chi è in difficoltà chi ha bisogno di noi.
Solo così Lui potrà prendere dimora in noi, e quando il nostro cuore sarà il suo cuore allora saremo tabernacolo dello Spirito Santo e Lui dimorerà in noi e ci convertirà a Lui.
Ancora Giovanni, rafforza e riafferma questo concetto di amore dell’inabitazione di Dio “Chi non mi ama non osserva le mie parole”. La condizione necessaria, dunque la premessa per poter avere in noi il suo Spirito è nell’amare Lui e quindi il prossimo come se stessi.
Più in là, continua “Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.Giovanni ci indica la missione dello Spirito Santo, del Consolatore, Egli ci insegnerà ogni cosa ci ricorderà le parole del Vangelo da vivere, mettere in pratica, per esempio se incontro una persona con la quale ho avuto del male e non so perdonare, Lui ci ricorderà la parola di Gesù,” Perdonate e vi sarà perdonato” così io subito lo perdono lo accolgo come non fosse successo nulla e mi fermerò con lui.
La funzione dello Spirito Santo è quella di ricordarci tutto quello che Gesù ha fatto e detto.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Qui Gesù usa per pace il termine usato abitualmente ancor oggi dai giudei nel salutarsi (šalôm) che è anche uno dei nomi di Dio. Non può esservi pace finché il rancore ci corrode l’anima; è importante imparare a perdonare, per amore di Dio, del prossimo, di noi stessi.
Pace come pienezza, di vita, attraverso Adamo l’uomo di terra abbiamo perso la pace, attraverso Gesù l’uomo del cielo il quale attraverso la sua morte in croce ha tolto tutti gli ostacoli e ha reso possibile la riconciliazione ci è stata ridonata la pace.
In Isaia 52,7-8: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»”.