Domenica 11 ottobre 2020

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 21,33-43)  

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Invitati alla festa 

A cura di don Matteo Ferro, amico delle Acli di Foggia

Ancora una volta il Vangelo ci pone innanzi una riflessione sulla netta differenza tra i pensieri di Dio e i pensieri dell’uomo. Noi il più delle volte siamo presi dalla tentazione di dire: “È tutto mio!” 

Si tratta del cosiddetto egocentrismo infantile di cui si parla in pedagogia: il bambino non sa ancora che esiste una distinzione tra sé e il mondo. Questo è l’atteggiamento che spesso assumiamo, ci sentiamo adulti ma ci piace rimanere nell’egocentrismo degli infanti. Ma Dio agisce diversamente, ci fa comprendere che è bene scommettere sulla condivisione, per darci la possibilità di gioire per la bellezza di essere amati, chiamati, invitati. 

È bello essere invitato alla festa, è bello assaporare la bellezza della comunione. Il re davanti al rifiuto dimolti invitati che cosa fa? Allarga l’invito, dilata gli orizzonti, vuole tutti, ha il desiderio di riempire la sala. Questo accade perché Dio vuole portare tutti alla salvezza. Che meraviglia questa pagina del Vangelo! Dio non fa differenza, l’importante è accettare il Suo invito, perché se lo rifiutiamo, Lui non si dà pace, e farà di tutto perché tutti entriamo nella sala dove si vive una grande festa. 

Questa è la Chiesa, che annuncia senza scoraggiarsi e negli ostacoli sperimenta nuove strategie. La Chiesa è una festa di nozze dove tutti sono convocati: il Vangelo dice che basta avere l’abito giusto, che non è il vestito firmato, ma è la nostra disposizione interiore, il nostro io spirituale. Questa è la missione della Chiesa: farci sentire invitati, farci gioire per essere stati chiamati; quindi è necessario andare nei crocicchi delle strade, nelle periferie, perché a tutti venga dato l’invito della buona notizia. Il Signore ci doni il Suo spirito in modo da accogliere la buona notizia per un mondo nuovo, pacifico, inclusivo, solidale, misericordioso.