E vide e credette

Il protagonista di questo racconto di resurrezione è il sepolcro vuoto. Il sepolcro è la memoria di chi vi è sepolto. Al sepolcro si va per ricordare e ci si allontana con il ricordo del morto e della nostra futura morte. Questo sepolcro vuoto, invece, ci invita a credere (Gv 20,8: vide e credette) che la morte non è l’ultima parola della nostra vita. Il sepolcro vuoto ci aiuta a comprendere la Scrittura che annuncia l’amore del Padre per il Figlio diletto e per ogni uomo e donna.

Questo amore ha una forza così grande da ridare la vita al Figlio che si è affidato al Padre, fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,6-11). E’ la fede nel Padre che dà la salvezza al Figlio e a chiunque crede nel Figlio (Gv 3,16: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»).

Maria di Magdala va al sepolcro per fare memoria del maestro e verrà confortata da Gesù risorto. Crede che il morto sia stato spostato, non più capace di decidere della propria vita ormai conclusa. La sua memoria è sconvolta: chi può fare questo durante la Pasqua, quando tutto si ferma per celebrare la liberazione dall’Egitto attraverso il mar Rosso? Solo Dio può far muovere i morti, ridando loro la vita e la libertà vissuta a così caro prezzo (1Pt 1,18-19: «Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia»).

Maria si allontana dal sepolcro per andare da Pietro e dal discepolo amato, per condividere con loro il suo turbamento per il sepolcro vuoto, per non aver trovato colui che cercava: il Signore. L’uomo cerca il Signore e non lo trova nella tomba vuota, ma è lui che si fa trovare altrove, che si mostra vivente per convincerci ad avere fede nel Padre mediante il suo Spirito.

Pietro e il discepolo amato vanno al sepolcro. E’ quasi una gara a chi arriva primo a credere di fronte al sepolcro vuoto. L’amore di Gesù per il discepolo forma il suo cuore all’amore per Dio: alla vista delle bende e del sudario egli crede che Gesù è Signore della vita. Le Scritture lo avevano annunciato velatamente (per esempio: Is 26,19; Sal 16(15); Sal 22(21)). Solo Gesù risorto mostra la verità che Dio è un Dio dei vivi e non dei morti (Mt 22,32; Lc 20,37-38; dove Gesù cita Es 3,15).

Per noi oggi non è possibile vedere concretamente Gesù risorto, ma possiamo vedere i frutti del suo amore: persone che vivono amando, fiduciosi che Egli è il Signore della vita, che la morte non è la fine, ma un passaggio verso la pienezza della comunione con il Padre e i fratelli, la prova ultima della fede nel Padre. Riconoscere l’amore di Gesù significa credere che la vita è più forte della morte (cfr. Ct 8,6-7), che l’amore dà la vita e vince la morte, perché è il sigillo della vera relazione che ci unisce al nostro creatore.

 

27 marzo 2016 – Pasqua di resurrezione

Giovanni 20,1-9

1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

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