Le sfide del welfare aziendale ai tempi del Coronavirus

Proseguono le riflessioni e intorno allo smart report curato da Gianluca Budano e David Recchia, in occasione della 70esima Giornata Mondiale della Salute, una ricerca inedita di analisi sugli effetti della pandemia Covid-19 sulle politiche italiane della salute e di welfare.

Dopo l’intervista al Presidente nazionale Anffas, Roberto Speziale, ha dato il suo contributo il ricercatore Valentino Santoni, di Secondo Welfare, con un articolo che approfondisce il tema del welfare aziendale

 

 

 

Riflettendo sulle condizioni di emergenza dettate dalla pandemia di Covid-19 e dalle sue conseguenze economiche e sociali può sembrare difficile parlare oggi di welfare aziendale. Nelle settimane più intense della crisi le questioni centrali legate al mondo del lavoro e della contrattazione hanno infatti riguardato altri aspetti, come ad esempio la garanzia di luoghi sicuri in cui lavorare.

Nel corso di tutto il periodo più difficile della pandemia molte imprese hanno comunque continuato a svolgere le loro attività. Comprendendo la complessità dei lavoratori e del sistema Paese, inoltre, molti imprenditori – anche grazie al ruolo dei sindacati – hanno dato vita a politiche e progetti di welfare aziendale e responsabilità sociale per fornire un sostegno concreto ai propri lavoratori, ai loro familiari e, in alcuni casi, anche alla comunità in un momento di emergenza.

 

Alcune esperienze di welfare aziendale ai tempi del Coronavirus

 

Tra gli esempi di cui si è più parlato possiamo segnalare il caso del pastificio Giovanni Rana, che ha deciso di varare un piano straordinario – a favore dei propri 700 dipendenti – di aumenti salariali del valore complessivo di 2 milioni di euro: per ogni giorno lavorato, quindi, i collaboratori di Rana hanno avuto diritto ad una maggiorazione dello stipendio del 25%. L’azienda ha inoltre previsto un ticket mensile straordinario di 400 euro per le spese di baby-sitting.

Un intervento molto simile è stato realizzato anche dal Gruppo Nestlè. Data la necessità – legata alle ragioni di sicurezza – di rallentare la linea di produzione, alcuni dipendenti del Gruppo hanno visto una riduzione importante del loro orario di lavoro e, di conseguenza, anche della loro retribuzione. Per dare un sostegno concreto, grazie ad un accordo tra i vertici aziendali e i sindacati, Nestlè ha garantito la piena retribuzione mensile a tutti coloro che si sono trovati a dover sospendere o ridurre l’attività; l’azienda inoltre ha erogato ai lavoratori che hanno assicurato la continuità produttiva nelle fabbriche un bonus mensile pari a 500 euro.

Anche la società benefit attiva nel mercato assicurativo Assimoco ha dato vita a una serie di iniziative per supportare gli oltre 400 collaboratori: oltre ad aver attivato lo smart working, sono stati messi a disposizione alcuni servizi per fornire un supporto ai dipendenti da un punto di vista psicologico, prevedendo uno sportello a cui chiedere informazioni e avere aiuto, incontri con psicologi e psicoterapeuti e sessioni di training autogeno.

ABenergie, produttore e fornitore italiano di energia elettrica rinnovabile e gas naturale con sede principale a Bergamo, ha invece stretto un accordo con Aon, realtà che si occupa di consulenza dei rischi nell’intermediazione assicurativa, allo scopo di offrire una polizza sanitaria finalizzata a tutelare i lavoratori e le loro famiglie se affetti da Covid-19.

Interventi molto simili sono stato messi a punto anche da Siropack – azienda che si occupa di packaging – e Trenord. Entrambe le società hanno promosso un pacchetto assicurativo “su misura”. In particolare, in caso di contagio, questa polizza garantisce ad ogni dipendente una indennità da ricovero pari a 100 euro al giorno, un sostegno economico per il periodo della convalescenza (del valore di 3.000 euro) e assistenza domiciliare post ricovero. Gli interventi di assistenza comprendono la possibilità di richiedere una collaboratrice familiare, un servizio di baby-sitting per chi ha figli con meno di 13 anni, servizio di pet-sitting e la consegna della spesa a domicilio.

Ci sono poi alcune imprese – anche molto note – che hanno scelto di fare uno sforzo economico al fine di integrare la cifra percepita dai lavoratori attraverso la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) in modo da consentire loro di ottenere il 100% della normale retribuzione. Sono i casi della napoletana NetCom Group e di Luxottica. Quest’ultima ha inoltre realizzato un accordo con le rappresentanze sindacali per far pervenire un contributo di 500 euro mensili a tutti i dipendenti che sono stati chiamati a prestare servizio nel periodo di emergenza; inoltre l’intesa ha introdotto un “principio di solidarietà” valido per il management aziendale: il gruppo dirigente di Luxottica ha potuto scegliere se ridursi lo stipendio fino al termine dell’emergenza, come fatto dell’amministratore delegato del Gruppo Francesco Milleri.

 

Il ruolo della mutualità e delle Società di Mutuo Soccorso

 

Infine, anche alcune Società di Mutuo Soccorso (SMS) hanno introdotto interventi in questa direzione. Molte realtà (come Insieme Salute, Cesare Pozzo, Solidea, ecc.) hanno adottato misure di carattere straordinario a beneficio di tutti i soci, indipendentemente dalle loro forme assistenziali di adesione. In linea di massima la decisione delle SMS è stata quella di prevedere sussidi giornalieri in caso di ricovero ordinario per infezione da Covid-19 e per ricoveri in terapia intensiva.

L’intervento delle mutue sembra coerente con quella che è stata la loro azione nel corso degli ultimi anni, in cui – a causa dei continui tagli al sistema sanitario – sempre più spesso le famiglie italiane si sono viste costrette a rivolgersi al settore privato: ciò è evidenziato dall’incremento della spesa effettuata di tasca propria dai cittadini (out of pocket) e, in molti casi, anche dal fenomeno della rinuncia alle cure.

In questo quadro, le Società di Mutuo Soccorso hanno svolto un ruolo cruciale: quello di proporsi come soggetti in grado di socializzare rischi privati costruendo una risposta solidaristica. Grazie alla costituzione di fondi mutualistici, il loro intervento può infatti generare un effetto moltiplicatore che consente a tutti gli iscritti di accedere a prestazioni socio-sanitarie nel momento in cui si manifesta un bisogno. Perciò, anche – e, forse, soprattutto – nel pieno della crisi del Coronavirus, l’azione delle SMS sembra essere cruciale per riportare in auge valori più che mai attuali, come quelli della condivisione, della solidarietà, della collaborazione e della cooperazione.

 

Le prospettive future

 

Quelli appena evocati sono solo alcuni esempi: sono fra i primi ad essere emersi nel dibattito pubblico nelle ultime settimane e sembrano testimoniare una capacità di risposta rapida da parte di almeno una parte del mondo produttivo. Con l’intento di andare più a fondo e capire quanto si stiano diffondendo queste misure, come si possano articolare e quanto possano strutturarsi nei prossimi mesi – ora che è chiaro che questa emergenza durerà a lungo – il Laboratorio “Percorsi di secondo welfare” ha avviato una “Open Call for Good Practices” (che potete trovare qui  https://secondowelfare.it/survey/le-buone-pratiche-di-welfare-aziendale-e-rsi-di-fronte-al-coronavirus-partecipa-alla-survey.html) rivolta a imprese, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, Enti del Terzo Settore e Amministrazioni Pubbliche che stanno fornendo strumenti di welfare straordinari per i loro collaboratori e per le loro comunità per fronteggiare l’attuale emergenza.

Nonostante sia molto difficile continuare a parlare di welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa ai temi del Coronavirus, ci sembra infatti importante individuare quelle esperienze di imprenditori attenti e organizzazioni virtuose che, in situazioni tragiche come quelle attuali, fanno uno sforzo (anche di natura eccezionale) per garantire servizi e prestazioni dal forte impatto sociale per i propri collaboratori, le loro famiglie, le comunità in cui sono radicate.

Siamo convinti che la condivisione della conoscenza e delle buone pratiche sia sempre un elemento chiave per affrontare le sfide collettive che abbiamo davanti. Il nostro Laboratorio nasce infatti anche con l’obiettivo di evidenziare e analizzare il ruolo che le realtà produttive di questo Paese possono avere nel campo della protezione e dell’investimento sociale. Crediamo quindi sia cruciale continuare a pensare all’impresa come a un attore centrale di quello che definiamo “secondo welfare” e quindi del sistema sociale italiano nel suo complesso.

 

Questo è il link per partecipare alla nostra indagine sulle azioni di welfare aziendale ai tempi del Coronavirus: https://secondowelfare.it/survey/le-buone-pratiche-di-welfare-aziendale-e-rsi-di-fronte-al-coronavirus-partecipa-alla-survey.html

 

Valentino Santoni, Secondo Welfare