Martedì 25 dicembre 2018

Natale del Signore

Dal vangelo secondo Luca Lc (2,15-20) Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Natale, il Figlio di Dio diviene figlio dell’uomo

A cura di Lisa Cremaschi, monaca della comunità di Bose

Natale, giorno di festa. Festa perché? Ricordiamo colui che è venuto e attendiamo il suo ritorno. Memoria e attesa si mescolano in questo giorno gioioso. Un padre della chiesa del iv secolo, Cirillo di Gerusalemme, in una sua catechesi invita: “Non limitiamoci a meditare la prima venuta, ma viviamo in attesa della sua seconda venuta. Nella prima il Signore discese nella storia in modo oscuro e silenzioso, nella seconda verrà in splendore e gloria. Nella prima venuta abbracciò la croce, nell’altra avanzerà scortato dagli angeli, pieno di gloria … Allora, come le folle al momento dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, anche noi gli andremo incontro cantando: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore’ (Mt 21,9)” (Catechesi 15). La tradizione cattolica a partire da Francesco di Assisi vuole che in ogni chiesa, in ogni casa, si disponga un presepe per ricordare la nascita di Gesù povero tra poveri. Quest’usanza non deve però farci dimenticare la dimensione dell’attesa che ha contraddistinto l’Avvento. Ricordando la nascita, l’incarnazione del Figlio di Dio, volgiamo gli occhi al suo ritorno.

La Chiesa orientale nel mattino del giorno di Natale canta: “Oggi si rivela il mistero: il Figlio di Dio diviene figlio dell’uomo. Si ingannò un giorno Adamo: aveva voluto essere Dio, non lo divenne e allora Dio si è fatto uomo per far sì che Adamo divenisse Dio!”. Adamo, l’umanità intera, ciascuno di noi vorrebbe rapire l’uguaglianza con Dio: “Sarete come dèi!”, promette il serpente (onniscienti, onnipotenti, immortali). Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, nasce ora a somiglianza dell’uomo; i padri della Chiesa d’Oriente e di Occidente proclameranno unanimi: “Il Figlio di Dio è diventato figlio dell’uomo perché i figli dell’uomo divengano figli di Dio”. Questo è il fine dell’incarnazione: fare di ogni creatura che viene al mondo un figlio di Dio.

A ciascuno di noi è chiesto di preparare la strada al Signore che viene; preparare la strada in mezzo agli uomini, preparare la strada dentro di noi. Un grande autore cristiano del iii secolo Origene commentando l’invito di Giovanni Battista a preparare una strada al Signore, scrive: “Quale strada dobbiamo preparare al Signore? Si tratta forse di una strada materiale? … Non bisogna piuttosto preparare una via interiore e disporre nel nostro cuore strade diritte e spianate? È attraverso questa via che entra il verbo di Dio, che prende dimora nel cuore umano disposto ad accoglierlo”, e conclude con una domanda: “A che ti serve confessare che Cristo è venuto nella carne, se non è venuto nella tua carne? Preghiamo dunque perché ogni giorno la sua venuta si compia in noi così che possiamo dire: ‘Non sono più io che vivo, è cristo che vive in me’ (Gal 2,20)” (Omelia 22 sul vangelo di Luca). A che serve una fede di sole parole? Oggi Gesù chiede di nascere dentro di te!