Domenica 6 ottobre 2019

Dal vangelo secondo Luca (Lc 17, 5-10)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

La forza della fede

A cura di don Andrea Volta, accompagnatore spirituale Acli Parma

Il cristianesimo è fede. La nostra storia inizia con Abramo. Il suo atteggiamento di fronte a Dio è un atteggiamento di fede. Egli ha risposto prontamente “si” alla chiamata di Dio, che sconvolgeva i suoi piani, disposto a dare tutto a lui, anche il figlio, abbandonando ogni calcolo umano. Egli ha superato le apparenti contraddizioni per rimettersi soltanto alla Parola di Dio, e ha visto in essa la realtà che salva.

Al profeta Abacuc, preoccupato per le ingiustizie che vede nel popolo, Dio risponde che soccomberà solo colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede. Dio promette salvezza a chi crede fermamente che lui salverà Israele. Qui la fede è fiducia totale in Dio in opposizione all’autosufficienza dei Caldei.

Nel vangelo vi è un insegnamento sulla fede provocato da una preghiera dei discepoli. Una fede che rende possibile ciò che è apparentemente assurdo ed impossibile.

L’oggi della nostra vita richiede questa fede, una fiducia in Dio piena e senza riserve, fidandoci dell’amore di Dio. Questo però implica quanto S.Paolo dice a Timoteo, di avere uno spirito di forza, di amore e di saggezza e poi aggiunge di “non vergognarti” della testimonianza da rendere al Signore ma “soffri “per il vangelo.

Chi vive un atteggiamento significativo di fede non si vergogna, e sa soffrire per il Signore nella consapevolezza che è la Risurrezione è il punto finale, non la morte.