Le Acli per la Pace, un impegno costante (1945-1980)

Pio XII, nell’udienza concessa alle ACLI il 29 settembre del 1946 in occasione del loro primo Congresso Nazionale, elenca dettagliatamente le «sei mete, verso cui la Sede Apostolica ha volto tutti i suoi sforzi: impedire la guerra; abbreviare la guerra; trattenere lontane dalla guerra le Nazioni, che, come l’Italia, ne erano sul principio rimaste immuni; salvare dagli eccidi e dalle sofferenze le persone, dalle distruzioni le città; ovviare alle disastrose conseguenze dell’atroce conflitto, al di sopra di tutti gli odi e di tutti i contrasti, col più alto contributo di soccorsi caritativi; promuovere e sollevare le condizioni spirituali e materiali del popolo lavoratore».
Queste mete rappresentano le linee di fondo su cui le ACLI costruiscono una cultura della pace, della giustizia,dell’equa distribuzione delle risorseedella cooperazione internazionale.
È in occasione della guerra in Corea del 1950 che le ACLI intervengono decisamente in favore della pace, esprimendo preoccupazione e timore per questo nuovo conflitto, scoppiato ad appena cinque anni dalla fine della devastante seconda guerra mondiale. Per la prima volta appare sulle pagine di una rivista aclista la colomba pronta a spiccare il volo, messaggera di pace.
Nel contesto internazionale caratterizzato dalla  [dt_tooltip title=”guerra fredda”]Con guerra fredda si indica la contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) tra le due potenze principali vincitrici: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. Si giunse alla formazione di blocchi internazionali ostili, denominati comunemente come Occidente (gli Stati Uniti e gli alleati della NATO) ed Oriente, o “blocco comunista” (l’Unione Sovietica e gli alleati del Patto di Varsavia). La fine della guerra fredda viene fatta coincidere con la caduta del muro di Berlino (1989) e la successiva dissoluzione dell’URSS (26 dicembre 1991).[/dt_tooltip] tra le due super potenze USA e URSS, le ACLI individuano nell’Europa un motivo di speranza: il faticoso e lungo processo di integrazione e federazione dei Paesi del vecchio continente può rappresentare una possibilità per un futuro senza conflitti. 
Le ACLI, quindi, accolgono con soddisfazione la firma dei trattati istitutivi del Mercato Comune Europeo di Roma del 1957: è «un atto di portata storica che si colloca senza dubbio tra i più importanti dei nostri tempi e che, per gli sviluppi che potranno derivarne, potrà dare un’impronta al resto di questo secolo… verso il faticoso processo di unificazione europea, che può finalmente dischiudere un futuro di pace e armonia nel Vecchio Continente per secoli funestato da guerre intestine… L’adesione piena ed incondizionata e l’apporto costruttivo dei lavoratori italiani sono pienamente assicurati».
Nel nuovo clima internazionale di dialogo e distensione degli anni Sessanta, si consolida nelle ACLI l’attenzione per le tematiche internazionali, con molteplici iniziative in favore delle realtà emergenti del  [dt_tooltip title=”Terzo Mondo”]Terzo Mondo è una denominazione entrata nel linguaggio delle relazioni internazionali nel corso degli anni Cinquanta, per indicare i paesi dell’Asia, Africa e America Latina, appena usciti dalla soggezione coloniale oppure in lotta per il conseguimento dell’indipendenza. Tale espressione è rimasta nell’uso per designare i paesi caratterizzati da un basso prodotto interno lordo pro capite, da una elevata crescita demografica e da una struttura produttiva fortemente dipendente dall’importazione di capitali e tecnologie dai paesi industrializzati.[/dt_tooltip]
, del controllo degli armamenti e, ovviamente, contro le guerre in atto, a partire da quella del Vietnam.
È sempre presente nella memoria aclista l’orgoglio per il fatto che l’enciclica fondativa di tutti i documenti pontifici sul tema della pace, l’enciclica Pacem in Terris del 1963, nella quale è finalmente superata la categoria della “guerra giusta”, sia stata firmata da Giovanni XXIII con la penna donatagli dalle ACLI.
Emblematico di questa nuova forte sensibilità è un paragrafo della risoluzione approvata dal X Congresso Nazionale (Roma, 3-6/11/1966) sui problemi internazionali e sull’integrazione europea: «una vera pace non si costruisce senza una maturazione delle coscienze degli individui, una decisa assunzione di responsabilità, morali e materiali, da parte dei popoli ricchi, la graduale attuazione di misure di disarmo e la definitiva messa al bando delle armi nucleari».
Di qui la forte consonanza con la coraggiosa e innovativa enciclica di Paolo VIPopulorum Progressio del 1967, in particolare con il messaggio di fondo dell’enciclica, riassunto nella definizione, «lo sviluppo è il nuovo nome della pace» e nei paragrafi intitolati, «ostacoli da superare: nazionalismo e razzismo». 
Paolo VI è anche il Papa che istituisce, a partire dal 1°gennaio 1968, la giornata mondiale della pace, a cui le ACLI aderiscono con entusiasmo.
Negli anni successivi continue sono le prese di posizione delle ACLI contro atti e situazioni di repressione e violenza in paesi europei come la Spagna franchista, la Grecia dei colonnelli, la Cecoslovacchia comunista e, soprattutto, contro la prolungata guerra americana in Vietnam, la cui fine nel 1973 è accolta con grande soddisfazione dal presidente Marino Carboni: «le ACLI salutano con gioia la conclusione di un accordo di pace in Vietnam che, mentre libera questo popolo eroico dalla presenza schiacciante del corpo d’invasione americano, apre prospettive di pacificazione per il Vietnam del Sud e di possibile e auspicata riconciliazione fra le due parti del paese, temporaneamente separate». 

cura dell’Archivio Storico delle ACLI Nazionali

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