Salvini, vox populi, vox Dei

Lo spazio da piazza del Duomo a piazza del Popolo è breve. Sempre più breve. A Milano Salvini aveva esibito rosari e bibbie per conquistare la fetta di voto cattolico che già si riconosceva in certo tradizionalismo. A Roma può consolidare, col ministro Fontana che affida la reazione identitaria alla Madonna Immacolata, e poi allargarsi, citando papa Wojtila e Alcide De Gasperi. In questo modo si compie un’azione politica chiara – mandando un segnale a quell’area che, in termini democristiani, si sarebbe definita dorotea – e si insinua un sospetto. Ma del sospetto ne parliamo dopo.

Ora si deve solo attendere e vedere. Forse non si dovrà attendere molto poiché, se si dimostrasse attendibile una ricerca eseguita dal centro studi Analisi Politica (e pubblicata da Libero nell’agosto 2018), già oggi l’85% dei credenti sondati in tema di lotta all’immigrazione clandestina apprezzerebbe la sua politica. E l’apprezzamento sarebbe tanto più forte quanto più è alto il livello di religiosità dichiarato, scrivono. Il quotidiano ha sufficienti elementi per sbandierare che 3 credenti su 4, di fatto, stanno con Salvini e pertanto – secondo le rigide leggi della logica – i cattolici praticanti italiani sarebbero in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, in particolare contro Papa Francesco, reo di chiedere un’evangelica accoglienza per i più poveri (per quanto stranieri). Insomma, messa così sembra che Salvini abbia ormai conquistato il popolo cattolico. I nomi delle due piazze simbolo, curiosamente, riassumerebbero bene il tutto. Ma il sospetto è proprio questo: citando un Papa come Giovanni Paolo II – ormai usato in termini (quasi) oppositivi rispetto al Papa attuale – e un premier come Alcide De Gasperi – simbolo dell’impegno cattolico nella storia politica italiana – sembra quasi che Salvini cerchi di ricreare quell’unità tra il trono e l’altare che appartiene così tanto al nostro retaggio storico e politico. Un tentativo neanche troppo nascosto di porsi come unico interprete di una ritrovata continuità tra potere politico e potere religioso, senza l’avvallo né delle gerarchie ecclesiastiche né dell’attuale pontefice.

Ma allora, Salvini ha conquistato il voto cattolico oppure no? In realtà sembra che i cattolici continuino a votare più o meno come tutti gli altri concittadini. Stando ai dati Ixé pare che, se proprio si volesse cercare qualche diversità cattolica tra voto di tutti e voto di chi va a messa con costanza, allora gli scostamenti più significativi (ma con percentuali non proprio alte) andrebbero a favore del Pd e di Forza Italia: del voto moderato, insomma. Potremmo quindi affermare una cosa un po’ generica ma pur sempre reale: quanto più Salvini si sposta al centro e assume i toni del moderatismo, tanto più sarà votato dal mondo cattolico, in una progressione che parte da destra e si espande lentamente al centro. Ma non oltre un certo punto: il mondo cattolico più impegnato (e più strutturato) e più progressista non cambierà comunque bandiera, anzi tenderà a rafforzare gli elementi di differenziazione. Nessun trionfo salviniano: il vicepresidente del Consiglio coprirà quella parte di elettorato che cerca ordine e legge e nessuno schiamazzo. In qualche misura si dimostrerebbe così che l’appartenenza religiosa non è la vera frattura elettorale. C’è una faglia su cui, semmai, si innesta poi la religione, determinando due posizioni: la difesa della civiltà cristiana oppure la difesa cristiana della civiltà umana. Non è la prima volta che si scontrano queste due visioni e non sarà certo l’ultima. Se dagli anni Sessanta in avanti ha largamente prevalso la seconda, ora la difesa della civiltà cristiana – con tanto di troni e altari – sta riprendendo vigore. Le pulsioni sono profonde. Occorre monitorare con attenzione.

Roberto Rossini