Santissimo corpo e sangue di Cristo

Domenica – 18 giugno 2017 – Anno A
Parola del giorno: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 6,51-58)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

COMMENTO AL VANGELO
a cura di don Riccardo Donà, accompagnatore spirituale Acli Friuli Venezia Giulia e Acli Trieste

Io sono il pane vivo disceso dal cielo“. Così inizia il Vangelo di Giovanni in questa domenica dedicata all’Eucarestia. Gesù si fa pane per noi, la sua carne deve essere mangiata e il suo sangue deve essere bevuto perché Lui vuole che noi diventiamo come Lui pane vivo, cioè vivente in noi, come Lui per essere poi a sua volta ridistribuito, portato, condiviso con i fratelli più poveri, con i più bisognosi di pane vivo.

Il significato profondo è che portiamo a tutti il pane della speranza là dove la speranza non c’è più, il pane della condivisione dove oramai per egoismo non si condivide più, il pane della gioia dove la gioia è purtroppo un ricordo lontano, il pane del Risorto là dove gli stessi fratelli cristiani non credono più.

Il pane che ci aiuta ad incontrare i fratelli e a sentirli uguali a noi, specialmente coloro che scappando dai loro paesi per motivi vari, guerre, carestie, ci vengono ad incontrare facendoci conoscere la loro cultura, tradizione e religione.
Solo il pane disceso dal cielo ci può far incontrare alla stessa mensa diversi ma uguali, ci identifica, ci rende fratelli fra noi e con Gesù.
Quel pane che discende dal cielo ci aiuta a ritrovare qui in terra e poi nell’eternità il cielo che abbiamo qualche volta perduto sentendoci troppo pieni di noi stessi, troppo ricchi di cose superflue, lontani dai fratelli.

Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita“. Il messaggio è chiaro: non avremo in noi la vita cioè non potremo essere come Lui-Gesù, la pace, la gioia, la speranza di essere dei risorti.

Grazie all’Eucaristia, il cristiano è veramente ciò che mangia!
La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende altro che a farci diventare quello che mangiamo” (San Leone Magno).

La nostra povera umanità si dilata verso l’eternità mangiando e bevendo del suo adorato corpo che ha lavorato, predicato, amato, guarito, ha patito ed è morto ma è Risorto ed è voluto restare in mezzo a noi nell’Eucarestia per accompagnarci fino alla fine dei secoli.

Il tuo corpo sacro, crocifisso per noi, noi mangiamo. Il tuo sangue prezioso, versato per noi, noi beviamo.
Il tuo corpo sia la nostra salvezza!
Il tuo sangue, liberazione dalle colpe.

(Preghiere dei primi cristiani)