“Si vive di ciò che si dona”. Silvia Romano ha compiuto 24 anni

di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita cristiana

“Questo compleanno è diverso. Ma posso regalarti dolci pensieri, trasmetterti forza ed energia dal profondo di un cuore che soffre, ma che non ha mai smesso di credere che tornerai tra le nostre braccia sei una grande! Papà Tuo”.

“Amo essere una testa più dura della durezza della vita”

È il messaggio che il papà di Silvia Romano, la volontaria milanese rapita a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi in Kenya il 20 novembre 2018, ha scritto su Facebook nella speranza che possa attraversare i confini e arrivare fino alla figlia che venerdì scorso ha compiuto 24 anni. “È il secondo compleanno – ricorda – che vivi laggiù in Africa. L’anno scorso festeggiavi con i tuoi amati bambini: quella torta con le scintille, piena di gioia e sorrisi “bianchi più che mai” intorno a te, e tu sorridente e felice di essere là”. Il papà di Silvia termina il post con una frase della figlia: “Amo piangere commuovendomi per emozioni forti, sia belle sia brutte, ma soprattutto amo reagire alle avversità. Amo stringere i denti ed essere una testa più dura della durezza della vita. Amo con profonda gratitudine l’aver avuto l’opportunità di vivere”.

La parte più bella dell’Italia

Sono passati trecento giorni dal rapimento di Silvia. Poche e confuse sono le notizie riguardo la sorte di una ragazza, laureata con una tesi sulla tratta degli esseri umani, che rappresenta – a dispetto di una truffaldina e infame narrazione sulle ONG presentate come il nemico pubblico contro cui scagliarsi – la parte più bella dell’Italia. Quella generosa e solidale, quella dei tantissimi giovani che partono per il mondo e si mettono a servizio di quanti fanno più fatica. Che non temono l’altro, che costruiscono ponti, che ricordano a ciascuno i valori di tutti (non di una parte) attorno ai quali costruire la convivenza umana. Valori che hanno lo spazio del “noi”, più grande del perimetro degli egoismi e dei tornaconti personali. Come ha scritto Antonella Rampino nella prefazione all’ebook (da leggere) di Angelo Ferrari scaricabile gratuitamente online: “Silvia. Diario di un rapimento”: “Il fatto è che il coinvolgimento politico individuale, come ha insegnato Albert Hirschmann, oscilla a seconda del ritrarsi della soglia della soddisfazione individuale. E può diventare azione collettiva solo se ci convinciamo che non ci sarà qualcun altro a fare quello che noi stessi non facciamo. Dev’esser stato questo a muovere verso l’Africa Silvia Romano e tanti come lei: vado dove c’è bisogno, e dove esserci può fare la differenza. Vado dove sento che la mia vita può trovare il suo senso. Ho la libertà di farlo. Silvia Romano abita in noi lo stesso spazio in cui vi sono entusiasmo, gioia di vivere, condivisione, solidarietà.”

Auguri, Silvia!

Dunque, auguri di cuore Silvia, in qualunque parte del mondo dove ora tu sei. Noi speriamo di vederti prima possibile. Ne ha bisogno la tua famiglia. Ne ha bisogno il tuo Paese. In un post su Facebook hai scritto: “Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona”. Grazie per avercelo ricordato. Se tenessimo tutto a mente più spesso, avremmo certamente un Italia migliore.